Artigianato Giapponese

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giovedì 13 febbraio 2014

LA FESTA DI SAN VALENTINO IN GIAPPONE


La festa di San Valentino (バレンタインデー) è molto popolare anche in Giappone, e come tutte le feste occidentali importate nel paese del Sol Levante, fu introdotta per fini commerciali.
Tutto cominciò nel 1936, quando una ditta dolciaria di Kobe, la Morozoff, cercò di introdurre in Giappone questa festa allo lo scopo di poter vendere qualche cioccolatino in più. Il forte anti-occidentalismo di quegli anni però fece sì che l’iniziativa si risolvesse in un clamoroso fallimento. La Morozoff ci riprovò ancora nel 1952, riscuotendo ancora una volta i medesimi scarsi risultati. La situazione cambio nel 1958, quando una ditta di cioccolato di Tokyo, la Mary’s Chocolate Company , riuscì con successo ad introdurre questa ricorrenza che da allora ha avuto un successo sempre maggiore, specialmente tra i giovani.
Ma in Giappone questa festa ha assunto alcune sfumature particolari e uniche rispetto al resto del mondo.
Infatti non esiste la consuetudine tra gli innamorati dell'appuntamento romantico, cenando insieme e scambiandosi piccoli doni, ma tutto è legato al solo regalo di cioccolata (niente fiori o altro).
L’usanza vuole che siano le ragazze a regalare del cioccolato ai ragazzi, non solo al proprio fidanzato o marito, anche agli amici ed ai colleghi di lavoro.

 
I cioccolatini da regalare si dividono in tre categorie:

-i giri-choko (義理チョコ), la cui traduzione letterale sarebbe "cioccolata dell'obbligo", che sono semplici cioccolatini, comprati nei negozi e regalati in semplici confezioni, senza spendere molto, dalle ragazze a persone verso le quali non si nutre un sentimento amoroso, come i propri compagni di classe o colleghi di lavoro. Spesso questi cioccolatini vengono regalati per la solita motivazione che condiziona i giapponesi in molti aspetti della loro vita, il seguire ciecamente le convenzioni sociali, ovvero "tutti lo fanno, è consuetudine farlo, quindi bisogna farlo", non importa se la convenzione sociale sia dettata da qualche multinazionale dei dolciumi;

-i tomo-choko (友チョコ), la cui traduzione letterale sarebbe "cioccolata dell'amico", che è un regalo più sincero, cioccolatini regalati agli amici a cui si vuole bene davvero, talvolta anche alle amiche;

-ed infine gli honmei-choko (本命チョコ), la cui traduzione letterale sarebbe "cioccolata del prediletto", cioccolatini che vengono regalati alla persona che si ama, quindi al proprio fidanzato o marito, o a qualcuno di cui si è innamorati e a cui ci si vuole dichiarare o comunque far capire i propri sentimenti. Gli honmei-choko vengono solitamente preparati in casa con le proprie mani e confezionata con cura, oppure comprati nei negozi scegliendo però qualche marca pregiata e costosa e avvolta in confezioni particolari.


L’aspetto più curioso del San Valentino giapponese è che i ragazzi non devono dare nulla in cambio, almeno non subito, il momento di ricambiare arriva il 14 marzo, esattamente un mese dopo, in una ricorrenza chiamata “White Day“. Anche questa festa è stata inventata da una ditta produttrice di dolciumi con il solo scopo di vendere e così in questa occasione tutti i ragazzi che un mese prima hanno ricevuto cioccolatini dalle ragazze sono obbligati a ricambiare il regalo.
Inizialmente si ricambiava il regalo ricevuto dalla persona amata con dei dolciumi (tradizionalmente si trattava di cioccolatini, caramelle o biscotti, incartati solitamente con carta bianca, da qui il nome di White Day, "Il giorno bianco").
Ma negli ultimi anni il regalo da ricambiare alla persona amata è diventato molto più costoso del regalo ricevuto un mese prima, solitamente anche tre o quattro volte in più. Viene infatti usata l'espressione sanbai gaeshi, che vuol dire "tre volte al ritorno", e così dai semplici cioccolatini e dolcetti si è passati a regali più costosi (come per esempio biancheria intima e gioielli).
Una bella fregatura per gli uomini direi!

mercoledì 12 febbraio 2014

I POSTER DELLE BUONE MANIERE DELLA TOKYO METRO

A volte il trambusto della caotica vita nella grande città di Tokyo potrebbe far dimenticare le buone maniere.
Così dal 1976 il sistema della metropolitana di Tokyo ricorda ai viaggiatori tramite dei poster, uno diverso per ogni mese, alcune semplici norme di comportamento, veicolando con uno spiccato senso dell’ironia ciò che il buon senso non dovrebbe far dimenticare: dal divieto di fumo, all’occupare un unico posto sedendosi in maniera composta, a non dimenticarsi il proprio ombrello o altri oggetti sulla metro, ecc.
Di grande effetto e potere comunicativo, i poster tra il 1976 e il 1982 illustravano la buona etichetta e le norme basilari del vivere civile per star bene con se stessi e con gli altri. Ecco qui alcuni poster vintage che costituiscono un'importante testimonianza della cultura popolare di quegli anni:


Il poster "Il monopolizzatore dei posti a sedere" (Luglio 1976), ispirato al film "Il grande dittatore" di Charlie Chaplin, invita i passeggeri a non occupare più spazio del dovuto sui sedili.


Il poster "Non gettare sulla banchina le gomme da masticare" (Settembre 1976), indica di non gettare le chewing-gum per terra perchè resterebbero appiccicate anche sotto gli stivali di Superman.


Il poster "Non dimenticare l'ombrello" (Giugno 1977), in cui è raffigurata la nobile cortigiana Agemaki (dall'opera del teatro Kabuki "Sukeroku"), la cui sorprendente bellezza si diceva turbasse gli uomini a tal punto da renderli smemorati, ricorda ai passeggeri di non lasciare sui treni i propri ombrelli.

Il poster "Isami-ashi: attendere dietro la linea bianca" (Maggio 1979) raffigura l'immagine dei lottatori di sumo e serve a ricordare ai passeggeri di non oltrepassare la linea mentre si attende l'arrivo dei treni.


Il poster "Sognare a casa" (Dicembre 1981), raffigura Doraemon vestito da Babbo Natale che incoraggia chi ha alzato un po' il gomito durante le festività a tornare a casa per dormire evitando di appisolarsi nel convoglio come ha fatto il padre di Nobita.

Nel 2008, invece, la Tokyo Metro ha affidato la realizzazione dei poster all'illustratore giapponese Bunpei Yorifuji, i cui poster hanno riscosso un grande successo, non solo per la grafica ma anche per l'innovativa proposta comunicativa.
Sostanzialmente con i suoi poster si chiede ai viaggiatori di evitare di fare cose in treno che potrebbero dare fastidio agli altri e che sarebbe meglio le facessero a casa ("Please do it at home") o in posti più adeguati.
Ecco qui alcuni dei poster di Bunpei Yorifuji:





Ecco un video che ricorda cosa non bisogna fare sulla metro:
http://www.youtube.com/watch?v=RsnBTuvcQmA 
 
Se volete vedere i poster degli ultimi anni, vi segnalo questo sito http://www.metrocf.or.jp/manners/manner-poster.html