L'angolo giapponese
Curiosità, notizie e consigli di viaggio sul Giappone.
Artigianato Giapponese
domenica 30 novembre 2014
LA LEGGENDA DELL'USIGNOLO
In un'isola lontana di un paese del Sol Levante regnava un superbo imperatore. Era un sovrano molto vanitoso, che amava circondarsi di cose stupende e perciò tutto nel suo regno era incantevole. Anche sua figlia era bellissima ed egli l'aveva chiamata Splendore del Giorno. L'imperatore sceglieva per lei i vestiti più sontuosi, pretendeva che si ornasse con gemme e diademi preziosi e che il suo trucco fosse perfetto. Non l'abbracciava mai; la guardava solo per assicurarsi che la sua bellezza e il suo abbigliamento fossero sempre degni di una regina.
Ma Splendore del Giorno si sentiva oppressa da tutte queste ricchezze, priva di affetto e schiava della vanità del padre. Trascorreva il suo tempo passeggiando lungo i viali più reconditi dell'immenso giardino per nascondere agli altri le sue lacrime. Ella sognava d'essere povera, ma libera e amata.
Un mattino, in cui si sentiva più triste del solito, la principessa si rivolse al Buddha di giada del suo palazzo, con questa preghiera:
- O dio della saggezza, aiutami a fuggire da questa prigione. Dammi la possibilità di andar via col vento profumato sui prati fioriti e di volare con gli uccelli nel cielo turchino.
Buddha indossò allora una veste di luce e così rispose alla giovane:
- Ti offro cento lune per ubriacarti di libertà. Ogni sera, all'ultimo rintocco della mezzanotte, ti trasformerai in un uccello. Ma non appena il sole sorgerà, tu tornerai ad essere quella che sei, la principessa Splendore del Giorno.
Sappi però che l'incantesimo durerà fino al termine delle cento lune.
- Sono pronta ad assumermi tutti i rischi - affermò la giovane.
Budda mantenne la sua promessa e quella stessa notte, al dodicesimo tocco della mezzanotte, Splendore del Giorno fu trasformata in un uccello. Finalmente poteva allontanarsi dalla sua prigione dorata!
Volò in alto, ancora più in alto finché la sua casa non divenne che un punto luminoso e lontano. Piena di felicità, Splendore del Giorno si mise a cantare e il suo canto melodioso si propagò per la campagna addormentata come un inno di gioia. All'alba l'incantesimo cessò e, riprese le sue sembianze, la principessa tornò al palazzo reale.
Ben presto però l'imperatore venne a sapere che, quando scendeva la notte e la luna brillava sul mare, un uccello cantava in modo così melodioso che certamente doveva trattarsi di un essere divino. Che tipo di uccello era quello che egli ancora non possedeva? Subito ordinò ai suoi soldati di catturarlo.
Passò un mese, ma i samurai non riuscirono a prendere lo straordinario esemplare. Infatti Splendore del Giorno riusciva abilmente a sfuggire a tutte le trappole che le venivano tese. Fu così che il superbo imperatore, beffato dall'uccello sconosciuto, si ammalò. Perse l'appetito e il sonno, deperì ogni giorno di più e alla fine dovette mettersi a letto.
Splendore del Giorno, preoccupata per la sorte del padre, pregò di nuovo Buddha:
- O dio della saggezza, sono pronta a sacrificare la mia libertà in cambio della vita di mio padre. Ti supplico, rompi l'incantesimo e guariscilo dal suo folle male.
- Non è in mio potere salvare tuo padre dalla sua stupida ambizione. Tuttavia accolgo la tua richiesta di rompere l'incantesimo, anche se le cento lune non sono ancora trascorse. Può darsi che in questo modo tuo padre ritrovi il piacere di vivere e che questa prova possa averlo reso più umile.
Da allora Splendore del Giorno circondò il padre di amore e di premure e, per aiutarlo a guarire, chiamò al suo capezzale i più famosi dottori che gli prodigarono cure d'ogni genere. Malgrado ciò il sovrano, sognando l'uccello divino, si consumò lentamente fino a morire.
Splendore del Giorno aprì ai sudditi più poveri del regno le porte del suo palazzo e mise a disposizione di tutti, contadini e pescatori, le immense ricchezze che suo padre, con orgoglio e vanità, aveva accumulato.
Adorata dalla sua gente, che la venerò come una dea, la principessa visse felice e finalmente libera.
Il dio Buddha, per ripagarla di tanta generosità, popolò la sua isola di uccelli divini, a cui Splendore del Giorno diede il nome di usignoli.
Da quel momento, e sono passati ormai tanti secoli, quando la luna emana i suoi ultimi chiarori e il sole comincia a tingere di rosa il cielo, l'usignolo canta: il suo canto melodioso è un inno alla libertà dell'uomo.
venerdì 9 maggio 2014
IL CILIEGIO DEL 16° GIORNO
Leggenda giapponese - Il ciliegio del sedicesimo giorno
Quindi il periodo della fioritura è quello del Grande Freddo, mentre di solito i ciliegi aspettano la primavera prima di far spuntare i loro fiori. Ma il Jiu-roku-zakura fiorisce di una vita che non è – o almeno in origine non era – la sua.
In quell’albero vive lo spirito di un uomo.
Era un samurai di Iyo, e l’albero cresceva nel suo giardino e fioriva nel solito periodo, cioè verso la fine di marzo o l’inizio di aprile. Da bambino quel samurai aveva giocato sotto quell’albero, e i genitori, i nonni e i bisnonni avevano appeso ai suoi rami fioriti, una stagione dopo l’altra, per più di cento anni, strisce luccicanti di carta colorata su cui erano scritti versi beneauguranti.
Il samurai diventò molto vecchio, sopravvivendo a tutti i propri figli, e non gli era rimasto altro al mondo se non quell’albero. Ma, ahimè! Durante l’estate di un brutto anno, l’albero avvizzì e morì.
Il vecchio fu estremamente rattristato per il suo albero, tanto che alcuni vicini gentili gli procurarono un ciliegio bello e giovane e lo piantarono nel suo giardino, nella speranza di riuscire a consolarlo. Lui li ringraziò e finse di essere contento, ma in realtà aveva il cuore pieno di sofferenza, poiché aveva tanto amato il vecchio albero, che nessuno avrebbe potuto consolarlo della perdita.
Infine, il sedicesimo giorno del primo mese, gli venne un pensiero lieto: si ricordò di un modo con cui era possibile salvare un albero morente. Si recò in giardino e s’inchinò davanti all’albero appassito, quindi gli parlò e disse: «Degnati, te ne prego, di fiorire ancora, perché sto per morire al posto tuo».
Infatti si crede che con il favore degli dei si possa scambiare la propria vita con quella di un’altra persona o di una creatura o persino di un albero. E questo trasferimento della vita è definito con l’espressione migawari ni tatsu, “operare una sostituzione”.
Poi il vecchio distese un panno bianco e alcuni mantelli, si sedette sui mantelli e fece hara-kiri alla moda dei samurai. E il suo spirito si trasferì nell’albero e lo fece subito rifiorire.
E così ogni anno l’albero rifiorisce il sedicesimo giorno del primo mese, nella stagione del freddo e della neve.
venerdì 14 marzo 2014
WHITE DAY
In Giappone per San Valentino sono le ragazze e le donne che regalano dei cioccolatini agli uomini, sia all'innamorato, sia ai colleghi di lavoro, sia agli amici maschi, ed esattamente un mese dopo gli uomini devono ricambiare regalando alle donne dei cioccolatini, dei dolci o altri doni (peluche, fiori, lingerie, gioielli...).
Questi regali, di solito sono di colore bianco, ecco il motivo del nome di questa celebrazione, e tre volte più costosi di quelli ricevuti un mese prima, infatti viene usato il termine sanbai gaeshi, che significa "tre volte in cambio" per descrivere la regola generale secondo la quale il regalo offerto per sdebitarsi dovrebbe avere un valore tre volte superiore di quello ricevuto per San Valentino.
Al contrario di San Valentino, che viene celebrato in tutto il mondo, il White day è un’invenzione giapponese. Questa ricorrenza è stata introdotta, così come la festa di San Valentino, da una famosa ditta dolciaria, che lanciò una campagna nel 1965, suggerendo agli uomini di contraccambiare i cioccolatini ricevuti con dei marshmallow (caramelle bianche morbide e gommose). Il nome “White Day” deriva dal colore di queste, e all’inizio, in realtà, era proprio chiamato “Marshmallow Day”. Da quel momento in poi molte altre compagnie dolciarie iniziarono a vendere anche cioccolato bianco oltre ai marshmallow. Nel 1978 l'Associazione giapponese delle industrie dolciarie lanciò una campagna di successo per trasformare il 14 marzo nel White Day.
Happy White Day!!!
sabato 1 marzo 2014
HINA MATSURI – LA FESTA DELLE BAMBOLE
Hina Matsuri |
hina dan e hina-ningyō |
In questo giorno di festa le famiglie pregano affinché
le loro figlie possano crescere in salute e possano avere una vita felice e
fortunata. Si pensa che in questo giorno le bambine passino tutta la loro
sfortuna alle bambole.
Questa festa trae le sue origini da un’antica
tradizione del periodo Heian, la hina-nagashi, durante la quale si usava mettere
delle bambole di paglia su una barca e si lasciavano galleggiare
in un corso d’acqua affinchè esse portassero via con se la cattiva sorte
e i cattivi spiriti.
Fu poi durante il periodo Edo (1603-1868) che questa
festa ha preso la sua forma attuale.
Ma vediamo come vengono disposte le bambole sull' hina dan.
Il cima all’ultimo gradino vengono poste le bambole
che raffigurano l’imperatore e l’imperatrice, con due lampade chiamate bonbori ai loro lati e un paravento
dorato alle loro spalle. Sui piani inferiori si trova la corte imperiale ed in ordine
discendente sono esposti: tre dame di corte (sannin-kanjyo), cinque musicisti
(gonin-bayashi) che suonano strumenti musicali antichi, due ministri di corte (Udaijin e
Sadaijin), e tre servi (Shi-Cho), con ai loro lati due alberelli, un albero di mandarancio (Tachibana)
a sinistra e uno di ciliegio a destra. Infine vengono posizionati alcuni oggetti
di uso giornaliero delle donne aristocratiche del periodo Heian.
bambole e oggetti posti sull'hina dan |
Un set completo di queste bambole risulta molto caro
per una famiglia, perciò oggi è molto popolare una versione più economica e
poco ingombrante, ma che rispetta il simbolismo originario, composta solo dall’imperatore
e dall’imperatrice.
Le bambole vengono esposte in casa nel periodo precedente il 3
marzo e vengono messe via prima della fine della giornata a simboleggiare
l’antico rituale di porre le bambole lungo i fiumi per scacciare la cattiva
sorte, inoltre la fretta con cui vengono riposte è dovuta alla credenza che più
tardi vengono messe via più in là nel tempo le bambine si sposeranno.
Durante questa festa si prepara un dolce chiamato
hishimochi, costituito da tre strati colorati di mochi, uno verde in fondo che
simboleggia la terra su cui cresce l’erba, uno bianco in centro che indica la
neve e uno rosa in cima che simboleggia i fiori di pesco. Messi insieme questi
tre simboli indicano l’inizio della primavera, quando si scioglie la neve,
inizia a crescere l’erba e germogliano i fiori di pesco.
hishimochi |
Un altro dolce molto popolare è l'hina arare, ovvero dolcetti
di riso glutinoso fatto essicare e saltato. Il risultato è simile a quello del
riso soffiato. Anche questo dolce è di tre colori: bianco, verde e rosa, che
simboleggiano la neve, i germogli degli alberi e la vita.
hina arare |
La bevanda tradizionale che si beve durante l'Hina Matsuri è l’amazake, un tipo di sake
dolce e non alcolico derivato dal riso fermentato.
Infine in questo giorno di festa non può mancare una canzone cantata dalle bambine chiamata "Ureshii Hina Matsuri" (Felice Hina Matsuri):
明かりをつけましょう ぼんぼりにCliccate qui http://thejapanesepage.com/audio/hina_matsuri per leggere e ascoltare l'intera canzone.
Akari o tsukemashou bonbori ni
Accendiamo le luci delle lanterne
お花をあげましょう 桃の花
Ohana o agemashou momo no hana
Abbelliamo tutto con dei fiori, fiori di pesco
五人ばやしの 笛太鼓
Go-nin bayashi no fue taiko
al suono di flauto e tamburo del quintetto di musici
今日は楽しいひな祭り
Kyou wa tanoshii Hina Matsuri
oggi sarà un felice Hina matsuri
Auguri a tutte le bambine giapponesi e del mondo ;-)
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